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16/12/08

Carmela, 13 anni, uccisa 2 volte

Suprata dal branco, giudicata psichicamente instabile, internata e imbottita di psicofarmaci. Poi il suicidio. Mentre i suoi aguzzini, minorenni all'epoca dei fatti, evitano il processo. La loro pena? Un programma di rieducazione
Nel novembre 2006 Carmela, una 13enne di Taranto, si allontana di casa. Quattro giorni dopo Alfonso Frassanito, suo padre, la ritrova in un vicolo della città vecchia. È stata drogata con anfetamine e violentata. Più volte. Hanno abusato di lei più persone. Carmela denuncia i suoi aggressori. In seguito gli inquirenti troveranno il suo diario, dove racconta la violenza subìto da due minorenni e un’altra subita qualche giorno prima da tre maggiorenni. La discesa all’inferno di Carmela è appena iniziata.Prima di quell’incubo, Carmela aveva denunciato le molestie subite da un giovane sottoufficiale della Marina. «Lui aveva ammesso di averla incontrata diverse volte – racconta papà Alfonso – Salvo poi ritrattare in sede di interrogatorio. Lo vedevamo davanti alla scuola media Frascolla, sempre accanto a ragazzini. Continuava a passare sotto casa nostra... In città era conosciuto come "il pedofilo di San Vito"». Ma la polizia non trova riscontri e non avvia nessun procedimento penale. Carmela, dicevano, a volte s'inventa le cose, non ha la completa padronanza di sé. Carmela non ci sta con la testa. È un "soggetto disturbato con capacità compromesse”, risulta dalla perizia psichiatrica.Così, mentre i suoi stupratori restano a piede libero, lei viene internata nel centro “L’Aurora” di Lecce. I genitori sono contrari ma alla fine si lasciano convincere. Forse è meglio così, la loro bambina sarà in buone mani, seguita e assistita da professionisti. Ma in breve tempo si accorgono che c’è qualcosa di strano. Carmela non ci vuole restare a Lecce. I medici dicono che va tutto bene, però poi si scopre che, all’insaputa dei familiari, la ragazzina era sottoposta a una cura di psicofarmaci, e che aveva tentato la fuga due volte. Così viene trasferita al centro “Il sipario” di Gravina di Puglia, dove le cose sembrano migliorare. Qui viene confermato che era stata sottoposta a una pesante trattamento a base di psicofarmaci, una cura che non si poteva interrompere di punto in bianco ma in maniera graduale. «Nel fine settimana la portavamo a casa – raccontò il padre – ero io stesso a darle i farmaci: En e Haldol».Il 15 aprile 2007 Carmela dice: «Vado in bagno». E invece vola dal settimo piano di un condominio del quartiere Paolo VI. Devastati dal dolore, i genitori continuano a vedere gli aggressori della ragazzina girare liberamente. Addirittura c’è chi accusa il signor Frassanito di nefandezze, non essendo lui il padre naturale di Carmela, morto quando lei aveva solo un anno. Così i coniugi lasciano la città insieme alle altre due figlie. Fondano l’associazione IoSòCarmela, per non arrendersi al dolore e neppure all’ingiustizia.Nel frattempo i due aguzzini minorenni (all’epoca dei fatti avevano 16 anni) confessano, ed evitano il processo. Il giudice del tribunale dei minorenni di Taranto Laura Picaro li ritiene meritevoli della "messa in prova". In pratica per 15 mesi saranno messi sotto osservazione: seguiranno un programma di rieducazione e offriranno assistenza agli anziani. Se faranno i bravi il dibattimento verrà cancellato. Non solo: in Tribunale l'avvocato di uno dei due stupratori ha chiamato Carmela "prostituta". Insomma, era quella che "ci stava", era consenziente. E da vittima si trasforma nell’unica vera imputata.

20/11/08

SIAMO TUTTE INDECOROSAMENTE LIBERE! e VOGLIAMO TUTTE 5 IN CONDOTTA

La violenza maschile è la prima causa di morte e di invalidità permanente delle donne in Italia come nel resto del mondo. La violenza fa parte delle nostre vite quotidiane e si esprime attraverso la negazione dei nostri diritti, la violazione dei nostri corpi, il silenzio.
Un anno fa siamo scese in piazza in 150.000 donne, femministe e lesbiche per dire NO alla VIOLENZA MASCHILE e ai tentativi di strumentalizzare la violenza sulle donne, da parte di governi e partiti, per legittimare politiche securitarie e repressive e torneremo in piazza anche quest’anno perché i governi cambiano ma le politiche restano uguali e, al giorno d’oggi, peggiorano. In un anno gli attacchi alla nostra libertà e autodeterminazione sono aumentati esponenzialmente, mettendo in luce la deriva autoritaria,sessista, e razzista del nostro paese. Ricordiamo il blitz della polizia al policlinico di Napoli per il presunto aborto illegale, le aggressioni contro lesbiche, omosessuali e trans,contro immigrate/i e cittadine/i di seconda generazione. Violenza legittimata e incoraggiata da governi e sindaci-sceriffi che vogliono imporre modelli di comportamento normalizzati in nome del “decoro” e della “dignità” impedendoci di scegliere liberamente come condurre le nostre vite.
La violenza maschile ha molte facce, e una di queste è quella istituzionale: vorrebbero risolvere la crisi economica e culturale che stiamo vivendo smantellando lo stato sociale. Per salvare le banche, rifinanziare le missioni militari all’estero e militarizzare le nostre città tagliano i fondi ai centri antiviolenza, ai consultori e a tutti i servizi che garantiscono alle donne libertà, salute e indipendenza. Con la legge 133 tagliano i fondi alla scuola e all’università pubblica per consegnare l’istruzione nelle mani dei privati determinando la fine del diritto ad una istruzione gratuita e libera per tutte/i.
Con il decreto Gelmini, migliaia di insegnanti, maestre precarie, perdono il posto di lavoro, e viene meno un sistema educativo - il tempo pieno - che sostiene le donne, consentendo loro una maggiore libertà di movimento e autonomia. L’obiettivo delle riforme del lavoro, della sanità, della scuola e dell’università è di renderci sempre più precarie e meno garantite:mogli e madri “rispettabili” rinchiuse nelle case, economicamente dipendenti da un uomo, che lavorano gratuitamente per badare ad anziani e bambini. Non pagheremo noi la vostra crisi! Vogliamo reagire alla violenza fisica, psicologica, economica, normativa, sociale e religiosa agita verso di noi, in famiglia e fuori, "solo" perché siamo donne.Vogliamo dire basta al femminicidio.
SABATO 22 NOVEMBRE SAREMO DI NUOVO IN PIAZZA COME FEMMINISTE E LESBICHE PER RIBADIRE
con la stessa forza, radicalità e autonomia che la VIOLENZA MASCHILE non ha classe né confini,
NASCE IN FAMIGLIA, all’interno delle mura domestiche, e
NON È UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO MA E' UN PROBLEMA DI ORDINE CULTURALE E POLITICO! E AFFERMARE CHE
al disegno di legge Carfagna, che criminalizza le prostitute e impone regole di condotta per tutte, che ci vuole dividere in buone e cattive, in sante e puttane, in vittime e colpevoli, noi rispondiamo che
SIAMO TUTTE INDECOROSAMENTE LIBERE!
al decreto Gelmini che ci confeziona una scuola autoritaria e razzista, noi rispondiamo che VOGLIAMO TUTTE 5 IN CONDOTTA!
ai pacchetti sicurezza e alle norme xenofobe che ci vogliono distinguere in cittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che
SIAMO TUTTE CITTADINE DEL MONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE!

Sommosse – Rete Nazionale di femministe e lesbicheper adesioni: sommosse_roma@inventati.org

14/11/08

E' polemica per il manifestodella donna nuda in croce


Iniziativa di Telefono Donna per la Giornata contro la violenzasulle donne. Pronti 500 manifesti, ma il comune non ha deciso. La didascalia del manifesto : "Solo il 4% delle donne vittime della violenza denuncia il proprio carnefice. Le altre pagano anche per lui"
MILANO - Un manifesto per la campagna contro la violenza sulle donne: una donna nuda nella posizione del Crocifisso, con il panno che nell'iconografia tradizionale copre l'inguine del Cristo e la scritta: "Chi paga per i peccati dell'uomo?". E in didascalia: "Solo il 4% delle donne vittime della violenza denuncia il proprio carnefice. Le altre pagano anche per lui". E' la proposta che al settore pubblicità del Comune è arrivata da Telefono Donna per la campagna in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre. La richiesta di Telefono donna è per l'esposizione di 500 manifesti con questa immagine su altrettanti spazi di affissione pubblica del Comune. Nel manifesto la donna è distesa su un lenzuolo, due cuscini dietro le braccia aperte, le gambe con i piedi sovrapposti, il palmo delle mani parzialmente disteso, come trafitto dai chiodi, nella posizione del Crocifisso nella tradizionale iconografia cristiana. L'assessore comunale all'Arredo urbano, Maurizio Cadeo, è contrario. E spiega: "Non so se ho gli strumenti per negare gli spazi, ma ne respingo totalmente il contenuto che offende la nostra tradizione cristiana. Pongo il problema politico e ne informerò il sindaco: chiederò a telefono Donna di ritirare il manifesto".

13/11/08

Donne del lago


Il nostro centro sta per aprireuno sportello settimanale al pubblico presso il centro sociale di Salo' (BS) che funzionerà tutti i sabati pomeriggio con delle volontarie preparate.

Apriremo nella giornata di Sabato 13 Dicembre (S. Lucia) e alle 6 di sera, dopo il primo turno, sarà offerto un aperitivo con spuntini per festeggiare l'evento.

L'aperitivo e' per sole donne ed e' informale. Cogliamo quindi l'occasione per invitarvia venire a fare un giro sul lago e partecipare all'evento .

Una morte ogni tre giorni nel 2007


Violenza donne: 112 vittime nel 2007
Esperti, in tre casi su quattro il colpevole e' il compagno
(ANSA) - MILANO, 12 NOV - Ogni tre giorni, in Italia, una donna viene uccisa dall'uomo che diceva di amarla: solo nel 2007 le vittime sono state 122. Il piu' delle volte l'assassino aveva le chiavi di casa: in 3 casi su 4 era il convivente o il marito. Lo rilevano gli esperti dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano. 'Nel 40% dei casi il carnefice e' mosso da forme patologiche di gelosia e disturbi paranoici', spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Psichiatria.
Il 34% dei casi di uxoricidio, invece, 'e' scatenato da liti e conflittualita' elevata'. Cosi' quattro donne su dieci sono vittime di un'arma da taglio, mentre tre su dieci sono colpite da armi da fuoco. 'Da diversi anni e' stato cancellato il delitto d'onore nel nostro codice - aggiunge Mencacci - ma ancora oggi rimane l'estrema incapacita' degli uomini di tollerare l'emancipazione femminile'. Non e' dunque un caso che proprio a Milano, dove lavora quasi il 60% delle donne, si abbia un elevato numero di uxoricidi: 'Dal 2000 al 2006 - specifica Alessandra Bramante, psicologa e criminologa - si sono registrate 48 vittime. Un numero molto elevato, se si considera che in tutta la Lombardia sono state 99''. Ma anche la fredda metropoli gioca un ruolo importante, secondo Mencacci, ''perche' acuisce le tensioni e diminuisce la capacita' della famiglia di ammortizzare le situazioni estreme'.(ANSA).

06/11/08

E’ NATA L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE “D.i.Re CONTRO LA VIOLENZA”


L’Associazione Nazionale D.i.Re contro la violenza (Donne in Rete contro la violenza) Onlus è stata costituita a Roma il 29 settembre 2008, da donne provenienti da tutta Italia, rappresentanti di 45 Centri Antiviolenza e Case delle Donne, che in questi vent’anni di attività hanno dato voce, studi e saperi a migliaia e migliaia di donne che sono uscite dalla violenza ed hanno conquistato libertà. Questo è il sito:

http://www.centriantiviolenza.eu/
E’ un grande successo per il movimento delle donne che, in un momento politico come quello attuale, dove regna il conflitto e la divisione, produce unione e forza. Ha per noi particolare senso la scelta di esprimere soggettività politica a livello nazionale per continuare a batterci per prevenire e sconfiggere la violenza alle donne.
La nascita dell’associazione Nazionale D.i.Re vuole essere punto di riferimento per promuovere la sensibilizzazione e interventi adeguati ai bisogni e desideri delle donne in un contesto dove la violenza contro le donne si fa più feroce e le loro condizioni di vita diventano sempre più difficili.
La Presidente Alessandra Bagnara
Info: Via Mazzini 57/a – 48100 Ravenna Tel. e Fax 0544-216316 e mail linearosa@racine.ra.it
Orari apertura : da lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, sabato dalle 9 alle 12.
29 settembre 2008: Comunicato Stampa dell'Associazione Nazionale D.i.Re (english/inglese, formato pdf)
Il prossimo incontro delle socie dell'Associazione D.i.re è a Roma il 31 gennaio 2009, presso la Casa internazionale delle donne

03/11/08

BOLOGNA. "GENDER BENDER SCUOTEREBBE L´AMERICA"

Visita la sezione dedicata alla serie televisiva L Word. Con approfondimenti, le trame degli episodi, le biografie dei personaggi e molto altro.
La regista del film Troche: "Negli Usa non esiste un festival multimediale sul mondo lesbico. Ma l´Italia su queste tematiche è arretrata"
sabato 01 novembre 2008 , di La Repubblica - Bologna
L´autrice di "The L World" ha raccontato sabato 01 novembre il suo lavoro e la sua esperienza alla Biblioteca delle Donne in Santa Cristina
di PAOLA NALDI
I capelli raccolti in una coda ad esaltare lo sguardo acuto, una parlantina veloce e affabile che a stento frena la voglia di raccontare storie. E´ arrivata così a Bologna Rose Troche, la regista americana autrice di «Go Fish» e della fortunata serie televisiva «The L Word» che ha portato per la prima volta all´attenzione del suo Paese e del mondo, attraverso il piccolo schermo (in Italia è arrivata su La7), la vita e i sentimenti di una comunità lesbica.
La regista è ospite della rassegna «Soggettiva», organizzata da Arcilesbica Bologna nell´ambito del festival Gender Bender, partecipe del convegno sul tema «Le serie televisive, genere e sessualità sul piccolo schermo» che si è svolto sabato, a partire dalle ore 10.30, all´Aula Magna di Santa Cristina.
Al termine del dibattito la regista è stata intervistata da Francesca Manieri e Anna Passarini.
E´ la prima volta che Troche arriva a Bologna, entusiasta del festival, e con vigore spiega le ragioni di un successo televisivo e i confronti culturali tra America e Italia.«E´ la prima volta che partecipo a Gender Bender ma mi è sembrato subito molto interessante per il suo approccio multimediale. Sarebbe un evento unico anche in America dove ci sono molti festival sul tema ma sempre incentrati su un solo linguaggio. Questo invece è onnicomprensivo».
Questo festival è uno dei pochi sul tema nel nostro paese. Cosa pensa della cultura italiana in rapporto alle tematiche gay e lesbiche. Come giustifica certe arretratezze?
«Non mi ero resa conto del fatto che l´Italia fosse così convenzionale. Alcuni paesi confinanti sono più liberali. Certo il cattolicesimo può avere influenza perché la religione tende a negare l´esistenza di persone omosessuali. Ma se l´indifferenza parte dal governo è ancora più grave perché si permettono certi crimini, come il picchiare una persona gay, senza che questi vengano puniti».
Comunque anche in Italia è arrivata la serie «The L Word», anche se non su un canale nazionale e in seconda serata.
Qual è secondo lei il successo di questa serie?
«Forse perché non sono loro che decidono se le donne devono essere promosse. E proprio per questo piace anche ad un pubblico eterosessuale. E´ comunque un mondo fantastico».
E per questo è stato in parte criticato. Non crede che la televisione tenda a semplificare le cose, in un certo senso ad addomesticarle?
«Ho partecipato alla serie fin dalla puntata pilota e in effetti avrei voluto che tutto avesse una dimensione più realistica ma ad un certo punto la produzione ha preferito una versione più chic. Certo per farla durare sei anni, dopo la serie «Sex and the City», era la scelta giusta, anche se così la serie è più vuota e superficiale. Mi è dispiaciuto non essere riuscita a creare il senso di una famiglia, di una comunità, ma forse nel contesto politico odierno, dove tutto sta crollando, l´America aveva bisogno di una via di fuga come questa».
Quindi spera molto nella vittoria di Barack Obama?
«Deve vincere. Certo, si troverà a dover gestire una situazione complicata ma l´America vuole essere percepita in maniera diversa dal resto del mondo»

02/11/08

MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

ROMA, 22 NOVEMBRE 2008 - P.zza della Repubblica, ore 14.00
INDECOROSE E LIBERE! La violenza maschile è la prima causa di morte e di invalidità permanente delle donne in Italia come nel resto del mondo. La violenza fa parte delle nostre vite quotidiane e si esprime attraverso la negazione dei nostri diritti, la violazione dei nostri corpi, il silenzio. Un anno fa siamo scese in piazza in 150.000 per dire NO alla VIOLENZA MASCHILE e ai tentativi di strumentalizzare la violenza sulle donne, da parte di governi e partiti, per legittimare politiche securitarie e repressive e torneremo in piazza anche quest’anno perché i governi cambiano ma le politiche restano uguali e, al giorno d’oggi, peggiorano.
In un anno gli attacchi alla nostra libertà e autodeterminazione sono aumentati esponenzialmente, mettendo in luce la deriva autoritaria, sessista, e razzista del nostro paese. Ricordiamo il blitz della polizia al policlinico di Napoli per il presunto aborto illegale, le aggressioni contro lesbiche, omosessuali e trans, contro immigrate/i e cittadine/i di seconda generazione. Violenza legittimata e incoraggiata da governi e sindaci-sceriffi che vogliono imporre modelli di comportamento normalizzati in nome del "decoro" e della "dignità" impedendoci di scegliere liberamente come condurre le nostre vite.
La violenza maschile ha molte facce, e una di queste è quella istituzionale: vorrebbero risolvere la crisi economica e culturale che stiamo vivendo smantellando lo stato sociale. Per salvare le banche, rifinanziare le missioni militari all’estero e militarizzare le nostre città tagliano i fondi ai centri antiviolenza, ai consultori e a tutti i servizi che garantiscono alle donne libertà, salute e indipendenza, Con la legge 133 tagliano i fondi alla scuola e all’università pubblica per consegnare l’istruzione nelle mani dei privati determinando la fine del diritto ad una istruzione gratuita e libera per tutte/i.
Con il decreto Gelmini, migliaia di insegnanti, maestre precarie, perdono il posto di lavoro, e viene meno un sistema educativo - il tempo pieno -che sostiene le donne, consentendo loro una maggiore libertà di movimentoe autonomia. L’obiettivo delle riforme del lavoro, della sanità, della scuola e dell’università è di renderci sempre più precarie e meno garantite: mogli e madri "rispettabili" rinchiuse nelle case, economicamente dipendenti da un uomo, che lavorano gratuitamente per badare ad anziani e bambini.
Non pagheremo noi la vostra crisi!
SABATO 22 NOVEMBRE SAREMO DI NUOVO IN PIAZZA PER RIBADIRE con la stessa forza, radicalità e autonomia che la VIOLENZA MASCHILE non ha classe né confini, NASCE IN FAMIGLIA, all’interno delle mura domestiche, e NON È UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO E AFFERMARE CHE al disegno di legge Carfagna, che criminalizza le prostitute e impone regole di condotta per tutte, che ci vuole dividere in buone e cattive, in sante e puttane, in vittime e colpevoli, noi rispondiamo che SIAMO TUTTE INDECOROSAMENTE LIBERE! al decreto Gelmini che ci confeziona una scuola autoritaria e razzista, noi rispondiamo che VOGLIAMO TUTTE 5 IN CONDOTTA!
ai pacchetti sicurezza e alle norme xenofobe che ci vogliono distinguere incittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che SIAMO TUTTE CITTADINE DELMONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE! Sommosse – Rete Nazionale di femministe e lesbiche http://www.flat.noblogs.org/
per adesioni: mailto:sommosse_roma@inventati.org

15/09/08

The Times attacca duramente il ministro Carfagna.



Il ddl del ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna ha suscitato anche la curiosità dei principali quotidiani esteri.In primis a criticare la nuova legge contro la prostituzione è stato ‘The Times’ di Londra che ha attaccato duramente il ministro Carfagna per aver condannato le donne che vendono il loro corpo. Il quotidiano inglese, per sottolineare il paradosso, ha ricordato l’esperienza di Miss Italia della Carfagna, il suo sexy calendario, le intercettazioni telefoniche tra lei ed il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che la stessa stampa italiana definì “erotiche”, ed, infine, ha riportato la dichiarazione di Carla Corso, fondatrice del comitato dei diritti delle prostitute: “Dopotutto la signora ha usato il suo corpo per arrivare dove è arrivata, facendo calendari. Basta aprire internet per vedere le sue grazie”.

22/08/08

Se era ubriaca, è un po' anche colpa sua


Indennizzo ridotto se la donna era alticcia al momento della violenza. Lo ha stabilito l'autorità britannica per il risarcimento alle vittime dei reati. Cosa ne pensi?Se la vittima dello stupro al momento della violenza era ubriaca, allora si vedrà decurtato il risarcimento. Lo ha deciso un tribunale britannico. La sentenza, com'è facile immaginare, ha sollevato numerose polemiche. Una vicenda venuta alla luce dopo un caso singolo conclusosi con una revisione dell'indennizzo, in seguito a una causa in tribunale. Vittima una 25enne che cinque anni fa ha subito uno stupro a Londra e si è vista ridurre il risarcimento poiché il consumo eccessivo di alcol è da considerarsi un fattore che ha contribuito all'incidente.Il governo ha dichiarato che tagliare gli indennizzi alle donne stuprate non è accettabile in nessun caso, ma non è bastato. La Criminal Injuries Compensatione Autorithy (l'autorità per il risarcimento alle vittime dei reati britannica, CICA) ha deciso diversamente, fissando una riduzione del risarcimento del 25%, considerando di fatto l'uso di alcool come una circostanza attenuante. In base alla legge sulle compensazioni del 2001 la CICA può decidere di ridurre o eliminare gli indennizzi qualora la condotta della vittima prima, durante o dopo il delitto renda "inappropriato" un risarcimento.Una sentenza che fa scalpore. Come altre, decretate negli ultimi anni in Italia. Ne ricordiamo alcune: la violenza su una minore è meno grave se lei non è più vergine, se avviene in un ambiente di degrado, o se lo stupratore è il marito. In base a un sondaggio condotto da Amnesty International risalente al 2005, un quarto della popolazione ritiene che una donna è in parte o del tutto responsabile della violenza subita se si trova in stato di ubriachezza. A noi suona tanto come "aveva la minigonna, e quindi se l'è cercata", una frase che tutt'oggi continuano a pronunciare alcune bestie.Voi cosa ne pensate?

15/08/08

Lesbo power o lesbo secret?

LESBO POWER FINO A IERI SI NASCONDEVANO, ORA SONO UNA POTENTISSIMA LOBBY DI HOLLYWOOD. DA ELLEN DEGENERES A LINDSAY LOHAN IL MONDO GAY VA A NOZZE. ANCHE CON GIORNALI E TV
Se all'estero le donne gay potenti e famose escono allo scoperto e fanno parlare di sé, pare che in Italia le lesbiche vip non esistano. Ma sarà proprio così?"Call them the Rubyfruit Mafia", "Chiamatela la mafia dei frutti rubini". Questo il titolo di un servizio pubblicato negli Stati Uniti dalla rivista W che ha fatto il giro di tutti i quotidiani e settimanali americani e che infine è approdato anche in Italia, sulle pagine de L'Espresso. In sostanza una piccola inchiesta che svela (e sai che sorpresa) come nei posti di potere ci siano sempre più donne lesbiche, in particolare in quel di Hollywood: sceneggiatrici, produttrici e autrici, tutte amiche, tutte riunite in una specie di cupola mafiosa, tutte pronte a proteggersi tra lesbiche. Uno scenario un po' grottesco, ma d'altra parte si sa, alla stampa piace parlare di gruppi di potere: una volta si diceva che Hollywood era in mano agli ebrei, poi che se non eri un maschio gay non c'era verso di far carriera nel mondo del cinema e adesso è arrivata la volta delle lesbiche.

Una volta erano una società segreta, un pugno di fuorilegge, oggi sono una lobby potentissima. E molto "social trend". Il potere lesbo e gay ha conquistato Los Angeles. Jodie Foster ha impiegato anni per uscire allo scoperto. Adesso, invece, l'altra faccia dello star system non si nasconde più. In prima fila, registe come Kimberly Pierce (Boys Don't Cry), o Rose Troche (La sicurezza degli oggetti, con Glenn Close). O registi come il gay militante Bill Condon (Dreamgirls), che sarà il produttore esecutivo dello show dei prossimi Oscar: non è cosa da poco, nella conservatrice Academy. L'american dream gay si sta avverando. Un'epopea raccontata in Gay L.A. da Lillian Faderman e Stuart Simmons, che partono dalle repressioni della polizia contro la comunità omosessuale nel 192oper arrivare alle parate del Gay Pride. Una realtà fatta anche di case di riposo come Rainbow Vision, dove anziani gay con i capelli bianchi vivono finalmente senza problemi gli anni della pensione. O di quartieri come West Hollywood, roccaforte gay negli anni Settanta, dove oggi c'è un po' di tutto, snob, latinos, intellettuali, famiglie, ma che conserva comunque una sua connotazione.
Qui ogni anno si stampa West Hollywood Gay, un libretto che è diventato una piccola bibbia. Solo dieci anni fa Tom Cruise sguinzagliava i suoi avvocati contro David Ehrenstein che in Open Secret - Gay Hollywood860928.1998) metteva in dubbio la sua eterosessualità. Richard Gere, John Travolta, Keanu Reeves facevano causa a chiunque avanzasse sospetti sulla loro virilità. OutFest, il primo festival riservato al cinema gay, rischiava di naufragare sotto spinte puritane. E Philadelphia, il primo grande film che parlava di Aids e di omosessualità, faceva vincere l'Oscar a Tom Hanks, ma generava discussioni a non finire.
Allora il regista Gus Van Sant cercava inutilmente di convincere la Warner Bros a realizzare un film dedicato a Harvey Milk, un militante gay assassinato a San Francisco. 11 progetto fu accantonato per anni, ma a novembre il film, con il titolo di Milk, sarà sugli schermi, interpretato da Sean Penn e James Franco. E già si dice che diventerà un altro Brokeback Mountain.Rupert Everett e Richard Chamberlain si facevano ancora vedere in giro con delle ragazze.
Oggi le coppie gay si presentano tenendosi per mano sui tappeti rossi. In passato nessun attore afroamericano avrebbe mai dichiarato la propria diversità. Oggi Barack Obama rilascia interviste al Philadelphia Gay News e a Frontiers, giornale gratuito della comunità gay, che scrive: "Obama Talks, McCain Balks" (Obama ci parla, McCain ci ostacola). E tra gli amici più stretti dell'ex presidente democratico Bill Clinton c'è il miliardario David Geffen, che ha annunciato pubblicamente: «Sono gay da sempre».
Glissare sulla propria identità sessuale a Hollywood è stata per lunghissimo tempo una regola. Basti ricordare James Dean, Marlene Dietrich, Rock Hudson, Greta Garbo, Montgomery Clift, Katharine Hepburn. Oggi giornali gay come The Advocate, Frontiers, LN (Lesbian News), Gorgeous, In Magazine, Clout, Curve Best-SellíngLesbianMagazine Nella pagina accanto, dall'alto in senso orario: la fotografa Annie Leibovitz con la figlia Sarah; Ellen DeGeneres e la moglie Portia de Rossi; Jodie Foster; Heather Matarazzo (a sinistra) con Caroline Murphy: hanno annunciato il loro matrimonio.si trovano in ogni angolo di Los Angeles e accanto alle normali pagine gialle ci sono le Yellow Pages -Gay e?
Lesbian Multimedia Directory, elenchi telefonici per la "lesbian, gay, bisexual and transgender community", dove trovare di tutto: dal massaggiatore allo psicanalista.La famosissima fotografa Annie Leibovitz ostenta i suoi gemelli biondi nati nel 2005 da padre surrogato. E quando Ellen DeGeneres e Portia de Rossi, l'agosto scorso, si sono sposate, le congratulazioni hanno superato le reazioni scandalizzate. Le lesbo star risplendono.Il libro Abortion e? Life dell'attivista bisessuale Jennifer Baumgardner va a ruba. La libreria gay sul Santa Monica Boulevard è sempre super affollata e i più noti scrittori fanno a gara per presentarvi le loro opere. L'album del duo lesbico Yo!Majesty, le ragazze afroamericane Shunda K e Jwl.B, risuona ovunque e la canzone Futuristically Speaking... Never Be Afraid è diventata uno slogan.
Mentre i coming out si moltiplicano, Steven Spielberg e sua moglie Kate Capshaw donano io omila dollari per contrastare il referendum che nel prossimo novembre mira a bloccare le nozze gay in California. E Brad Pitt e Angelina Jolie dichiarano continuamente che si sposeranno solo quando ci sarà una legge che lo permetta anche agli omosessuali. Essere bisessuali va di moda: Lindsay Lohan si presenta ai Grammy con la compagna Samantha Ronson.
E c'è chi commenta: «Lindsay sta aiutando tante ragazze piene di complessi a uscire allo scoperto».American Clay Aiken, la star della tv, dichiara "Yes, l'm gay» sulla copertina del settima-nale People. E rivela di essere il padre di Parker, il figlio avuto (con la fecondazione in vitro) dall'amica Jaymes Foster, produttrice musicale di 5o anni. Alexis Arquette (all'anagrafe Robert, fratello di Roxanne e Patricia) ha girato un documentario per raccontare come ormai si consideri una donna a tutti gli effetti, anche se tecnicamente è un transgender: «Nel filmarlo ho dovuto superare ogni paura, come quando parlai del mio orientamento sessuale in famiglia». Anne Hathaway si è presentata con il fratello e il fidanzato di lui alla "prima" di Rachel Getting Married. E in televisione spopola il talk show Cherry Bomb in cui quattro lesbian girls discutono di problemi d'amore tra donne. Guai a fare dell'ironia: il programma ha un'audience altissima.Persino il New York Tímes ha fatto il punto su tutti gli show, i serial, i film nei quali attori gay portano al successo personaggi in sintonia con la loro natura. Un esempio? Nella serie televisiva Mad Men, appena premiata dagli Emmy, ha fatto molto parlare il personaggio di un omosessuale che confessa di amare un collega.
Insomma, cadono gli steccati e nessuno si stupisce più se attori gay dichiarati come Neil Patrick e T.R. Knight interpretano ruoli eterosessuali. In passato Anne Heche (ai tempi legata sentimentalmente a Ellen DeGeneres) fece flop in Síx Days Seven Nights dove si innamorava di Harrison Ford. Ora Howard Bragman, uno degli agenti più potenti di Hollywood, ammette che finalmente riesce a ottenere per i suoi clienti gay ruoli di ogni genere.ì, i tempi cambiano. Durante il lancio di Sex and the City Cynthia Nixon ha annunciato: «Finalmente posso essere me stessa e dichiarare che la relazione con la mia partner Christine Marinoni è fantastica. Insieme stiamo crescendo nel modo migliore i figli che ho avuto quando contrastavo la mia vera natura». Per anni l'attrice Lily Tomlin è rimasta nell'ombra. Ora va ai talk show di lesbo star come Ellen DeGeneres o Rosie O'Donnell. E con la rocker Melissa Etheridge invita le ragazze a fare outing come la giovane Heather Matarazzo (star di serie come L .Word) e Sara Gilbert.Anche i genitori scendono in campo. Barbra Streisand ha taciuto quando Jason, nato dal matrimonio con Elliott Gould, si confessò gay in un'intervista a The Advocate?
Cher è sempre stata al fianco della figlia lesbica Chastity Bono. Ma tra tanti coming out Hollywood non rinuncia al gossip. Dalla bisessualità di Drew Barrymore alla crisi tra Jodie Foster e Cydney Bernard con la quale ha cresciuto due figli. La causa sarebbe Cindy Mort, produttrice. Cherchez la femme. Molti sussurri, una certezza: sotterraneo o dichiarato, nella capitale dello spettacolo il lesbian e gay power è una realtà. Ma c'è chi si chiede: «Basta una coppia omosex sul red carpet a cambiare veramente l'America?».

14/07/08

Ho fatto un sogno... l'Italia che vorrei!



di M. O.
Ciao a tutte, ho fatto un sogno...Passeggio per la mia città, è domenica mattina, il sole è già alto nel cielo. Mi imbatto in una piccola e variopinta folla da cui si levano urla di giubilo: è un matrimonio, ogni domenica se ne celebra uno nella piazza del Comune, oggi tocca ad Anna e Lucia suggellare il loro amore. Una locandina distoglie la mia attenzione: il capo del governo chiede con forza misure contro le morti sul lavoro, venti morti bianche all' anno sono ancora troppe. Bambini spensierati giocano in un giardinetto lì accanto, così pulito e curato da brillare in lontananza: un genitore, da lontano, li sorveglia distrattamente mentre cerca di rilassarsi un poco al sole di primavera. Un vigile segnala a un' automobilista che lì non si può parcheggiare, e questi ringrazia. Quattro ragazzotti coi jeans stracciati si inseguono e scherzano fra loro; uno di questi spacchetta una rivista e butta il nylon nel cestino. Le biblioteche sono aperte, e così gli uffici comunali e i negozi. Le facce sorridenti, gli animi distesi: è domenica. Autobus elettrici sibilano assieme alle poche auto. Poi mi sveglio...non è un matrimonio, è l'unione simbolica e non riconosciuta celebrata durante un gay pride, il premier vuole bandire le intercettazioni e mettere la mordacchia ai magistrati, genitori preoccupati sorvegliano i propri figli costretti a giocare in giardinetti sporchi e terra di conquista per spacciatori e bulletti, SUV in doppia fila ostacolano il passaggio dell'unico autobus che la domenica passa nel giro di un'ora, fra carte ed escrementi il marciapiede quasi non si vede più, i negozi sono sprangati, i ragazzotti maleducati, le facce delle persone corrucciate e sospettose, la mano stretta sulla borsetta, il rumore assordante e i polmoni di chi passeggia in difficolta'. Il cielo e' grigio, ma dietro allo smog c'è ancora il sole! chissà, forse per questo paese, per questo mondo c'è ancora una speranza, forse no.

04/06/08

Si risparmia sulla pelle delle donne


Dopo una campagna elettorale incentrata sulla questione sicurezza, il governo taglia i fondi per la lotta alla violenza alle donne. C'erano 20 milioni di euro destinati al Piano nazionale contro la violenza alle donne. Quei soldi servivano ad attivare numeri verdi, istituire un osservatorio per il monitoraggio delle soprusi subiti, dare vita a campagna per il rispetto delle donne e un sostenere case anti-violenza e associazioni territoriali. Ora quei soldi non ci sono più: Alitalia e Ici se li sono mangiati. Secondo l'ultima indagine targata Eures in tutta Italia il 31,9% delle donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito violenza fisica o sessuale (in totale 6.743mila vittime). Le più colpite sono le separate o divorziate (69,3%), le dirigenti, imprenditrici e libere professioniste (50,5%). E sono sempre più numerose le vittime di omicidi: il 70% è donna, soprattutto casalinghe uccisa per motivi passionali. Hanno diversa estrazione sociale, economica, culturale. Sono accomunate però da un dato sconvolgente: difficilmente l'omicida è, come leggiamo nei titoli a caratteri cubitali dei giornali, uno sconosciuto, un delinquente, un clandestino, un extracomunitario senza lavoro. L'assassino è il più delle volte il marito, il convivente, il fidanzato. L'Istat rivela che nel 2007 le vittime di violenza sono state 1 milione e 150mila (5,4%). Il 3,5% ha subito violenza sessuale, il 2,7% fisica, mentre 74mila ha subito stupri o tentativi di stupro. Quasi la totalità non denunciati. Ora molte case di anti-violenza, che accolgono le vittime e i loro figli, rischiano la chiusura. Sicurezza, sicurezza… ma quando questa sicurezza manca tra le mura domestiche la soluzione più facile chiudere un occhio.

22/05/08

Una Lettera Scarlatta


Questa è una Lettera.Una Lettera Scarlatta dall’UDI. Dove U sta per Unione, nel rispetto e nell’ascolto partecipe delle diversità e delle differenze. E dove D sta per Donne. Dove? In Italia, perché siamo tutte qui. Migrate e native, ci incontriamo ogni giorno nelle strade delle città, non ci conosciamo ma ci riconosciamo.
La D di Donna è la Lettera scarlatta che indossiamo.

Per autoaccusarci di essere Donne che vogliono sapere, che vogliono risposte, che non si fanno escludere e oscurare, che vogliono partecipare in parità, che si dichiarano a se stesse, alle altre donne e a tutti.

Non abbiamo né chiesto né voluto le elezioni anticipate.
Non avremmo neanche potuto volerle, perché in questo paese le donne sono escluse e inascoltate dalle decisioni della politica maschile.

Abbiamo molto da dire alla politica, che si accinge ad autoperpetuarsi. Abbiamo molto da dire, perché le parole da donna a donna corrono, muovono e sconvolgono le categorie di comodo nelle quali poteri altrui tentano di comprimerci e di moderarci.
Abbiamo avanzato proposte concrete, sulla rappresentanza, sulla violenza e sul femminicidio, su tutta la sfera del generare.
Noi sappiamo quali sono le domande giuste e rivelatrici, perché corrispondono a priorità dalle quali discendono democrazia e benessere anche economico.
Noi sveleremo gli inganni e leggeremo in ogni singola intenzione.
Lo faremo, svelando intanto noi stesse perché a partire dall’8 marzo, per tutta la durata della campagna elettorale, e anche dopo indosseremo

una Lettera Scarlatta

Per chiedere una o più spille telefona oppure scrivi a: udiamministrazione@gmail.com

Comunicato Stampa - UDI Niscemi: l'uccisione di Lorena femminicidio, a breve a Niscemi una forte iniziativa politica delle UDI Siciliane


E' sconvolgente il terremoto emotivo che ha investito la nostra città in questi giorni. Purtroppo nonostante lo sgomento generale emerge solo la punta di una condizione sociale assurda e le convivenze culturali rimangono ancora invisibili agli occhi di tutti quelli che gridano "mostri" e non si assumono le proprie responsabilità.
La cultura che sta emergendo è quella del "consumatore lavorato", cioè di colui che usa un bene di consumo e lo getta via come se nulla fosse, lasciando sul corpo della donna il marchio di una "lettera scarlatta", imposto dalla cultura maschile a chi non si omologa e non sa fingere un' integrazione che non sente e non vive. Lorena è stata vittima di inaudita violenza fisica e culturale, i suoi baby carnefici le hanno cucito addosso una "lettera scarlatta" da esibire a protezione degli occhi innocenti delle loro fidanzatine. L"altra diversa" che non merita un trattamento umano, che può essere violata, picchiata selvaggiamente e ammazzata è quella che scegliamo e difenderemo anche fra qualche settimana quando i funerali saranno lontani e i carnefici diventeranno bravi ragazzi che hanno sbagliato. Noi UDI contrasteremo questa rimozione e terremo caro il ricordo di Lorena che non ha avuto modo e possibilità di crescere, di trovare la sua strada, i suoi affetti. Sappiamo di doverci assumere la responsabilità della nostra giovane età dentro il luogo politico che abbiamo scelto, far crescere il senso di coscienza critica delle nostre coetanee, far crescere i valori di rispetto e di comprensione per tutte le differenze. Vogliamo essere capaci di una azione concreta. Da sempre l'UDI combatte il femminicidio: il "50E50" e " La Lettera Scarlatta " sono tasselli di una azione politica complessiva che mette sul tappeto il problema irrisolto della rappresentanza politica e della violenza sessauta. A Niscemi daremo vita ad uno sportello che costruisca quotidianamente dialogo fra le donne e azioni contro la violenza, vogliamo ricordare Lorena a nostro modo con una iniziativa politica nelle scuole che guardi negli occhi di chi deve assumersi la responsabilità di mettersi in discussione. Uccidere è reato, ma inspiegabilmente non in guerra, non per difendere la proprietà, ed anche in pace le attenuanti sono tante: una di queste è l'identità sessuale. Donna è poco anche quando vittima, poco grave è l'ultima ingiuria perché provocata, indotta secondaria ad altri problemi più gravi. Stabilità, famiglia e ordine economico valgono più della vita delle donne. Se è vero che l'equilibrio sociale si fonda in gran parte sul rispetto dei codici di una comunità, quella ospitante e quella ospitata, è anche vero che questi equilibri, dall'una e dall'altra parte, contano sul mantenimento delle gerarchie all'interno delle famiglie e dei gruppi, dove la collocazione subalterna delle donne sedimenta stereotipi violenti. Ai delitti si rimedia, nel sistema che ci siamo dati o che subiamo, ma il contrasto è un'altra cosa. L'occhio al rimedio, al ripristino degli equilibri lesi delle vittime, è parte del femminicidio. Eliminare la vittima dal contesto della discussione, trasferire quest'ultima lontano dal sangue che rende uguali tutti i delitti, piega il caso al comodo di una politica che ha già, di fatto, reintrodotto il delitto d'onore. La logica del rimedio è in antitesi col contrasto, è qui che si vede come il rischio corso da chi uccide una donna è così basso da non impedirgli di portare a termine il suo disegno. Noi chiediamo contrasto e salvaguardia, patti chiari e civili tra generi. E non andiamo mai in ferie. Lasciamo raffreddare i nostri computer e i telefonini, qualche volta, perché quel che facciamo e sappiamo è molto di più di quello che, non solo dalla stampa, si vuole ascoltare. Il caso di Lorena ci rammarica, saremo disposte a dare alla madre tutti gli aiuti possibili.

19/05/08

E la Carfagna litiga con i gay


ROMA - "Omosessuali, è giusto combattere chi vi discrimina ma siate sobri," dice il neoministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna nella giornata mondiale contro l'omofobia. Lo dice in modo davvero molto sobrio ma che non riesce ad evitare reazioni infastidite. «Il convincimento mio personale e delle istituzioni governative - ecco la sua dichiarazione - è che in una società evoluta non c'è spazio per ogni tipo di discriminazione; pertanto anche l'omofobia va contrastata con la forza dell'educazione civica e del rispetto». E tuttavia, aggiunge Carfagna, «a questo atteggiamento deve corrispondere la sobrietà delle manifestazioni della comunità omosessuale che non dovrebbe mai scendere nell'esibizionismo e nel folklore».
Sobrietà, dunque. Che significa non «scendere nell'esibizionismo e nel folklore». Ringrazia ironico Aurelio Mancuso, presidente nazionale dell'Arcigay che però ricorda al ministro che «questo invito andrebbe rivolto anche alla Chiesa cattolica, che organizza le processioni, e soprattutto a chi promuove concorsi di bellezza. Noi non abbiamo niente contro le processioni e neppure contro i concorsi di bellezza ma Mara Carfagna dovrebbe sapere bene che sulle passerelle c'è una grande ostentazione del corpo femminile». Così Mancuso promette: «Sfileremo a tutti i Pride come se fossimo su una passerella di Miss Italia». Ad ogni modo il punto è un altro, continua il presidente dell'Arcigay (che per la giornata di ieri ha partecipato alla manifestazione contro razzismo e xenofobia di Verona), «negli ultimi due anni in Italia ci sono stati 12 omicidi e decine di violenze e minacce di stampo omofobico. Si prodighi dunque il ministro perché anche il nostro Paese si doti di una normativa contro la discriminazione, come è accaduto in molti Paesi europei».
E poi, mica è una questione di bon ton la lotta all'omofobia, s'infervora l'ex ministro per le Pari Opportunità del governo Prodi Barbara Pollastrini. E sottolinea come manchino del tutto le iniziative di questo esecutivo per l'affermazione dei diritti di tutti. «Questo è un governo di ministri - avverte Pollastrini - che impartiscono lezioni di comportamento a seconda del loro gusto estetico e delle loro convinzioni ideologiche. II dovere è certo quello del rispetto ma anche quello di sostenere un piano di azione contro ogni discriminazione e che riconosca i diritti, e i doveri, di tutti, omosessuali e no. Neppure una parola il premier ha speso su questo nel suo discorso di insediamento, come invece hanno fatto sia Zapatero sia Sarkozy, che pure appartengono a schieramenti politici opposti». Per l'ex ministro la cosa è grave in quanto «le dimenticanze sono colpevoli perché hanno il sapore della rimozione».

16/05/08

Figlia lesbica, madre l'accoltella


14/5/2008
Pesaro, salvata dalla cintura

In preda a un raptus ha sferrato una coltellata all'addome della figlia di 16 anni dopo che la minore le aveva confessato di avere una relazione omosessuale con una 18enne. E' successo a Pesaro. E' stata la stessa 16enne a telefonare al 113. Fortunatamente la lama si è fermata sulla fibbia della cintura e non ha causato alcuna ferita alla ragazzina. La madre è stata denunciata.

I fatti si sono svolti qualche giorno fa, ma la notizia è trapelata solo ora. "Mia madre mi vuole ammazzare", avrebbe detto la ragazzina in una concitata telefonata alla polizia. La "storia" omosessuale della giovane era nota ad entrambi i genitori, che avevano cercato di far cambiare idea alla ragazzina, senza alcun risultato. L'ennesima litigata ha avuto un risvolto più grave: mentre il padre era in un'altra stanza, la mamma ha afferrato un coltello da cucina in preda alla rabbia; la figlia ha fatto appena in tempo a scansarsi.

Del fatto se ne stanno occupando sia la procura della repubblica di Pesaro, che quella dei minori di Ancona. La sedicenne ha altri due fratelli e vive con la famiglia, già nota ai servizi sociali, nei dintorni di Pesaro. La madre della 16enne dovrà rispondere di tentate lesione aggravate.

08/05/08

Io ho due mamme


Bimbi con due genitori dello stesso sesso: in Italia sono ormai centomila e si sentono discriminati. «Figli di gay - dicono - andiamo in tribunale»

«È dalla prima elementare - spiega Federico, 8 anni, in un'intervista al Corriere della Sera - che i compagni di classe mi chiedono perché ho due mamme, se prima avevo anche un papà che poi si è diviso. Io gli dico che ho due mamme da quando sono nato. E loro capiscono, sì, ma poi me lo richiedono, ancora e ancora».

Non è facile. Nonostante i figli di coppie gay siano ormai, in Italia, centomila, la loro condizione è percepita come del tutto anomala, dal punto di vista sociale. E del resto la legge non li tutela: «I bambini ascoltano i nostri discorsi - spiega Giuliana, mamma lesbica, al Corriere -. Federico ha spiegato ai fratelli la storia dei diritti: "Significa che se una delle due mamme muore, l'altra non eredita"».

Secondo un'indagine condotta dall'Arcigay, il 49% delle coppie omosessuali vorrebbe avere bambini: un sogno che molti coronano all'estero. Gli uomini cercano una madre surrogata in Canada o negli States (dove in tv va in onda il cartone animato Buddy G e le sue due mamme), le lesbiche vanno in Spagna o nel nord Europa per ricorrere alla fecondazione assistita o, in alternativa, risolvono con l'autoinseminazione o cercando un "donatore" amico che si presti alla causa. Per i diritti dei figli nati da queste coppie si sta muovendo l'associazione Famiglie Arcobaleno. Ma a parte le fondamentali tutele legislative, come vivono questi bambini con due mamme (o due papà)?

Se la tendenza tra gli psicologi («Una famiglia omosessuale - dichiara Fulvio Scaparro - è in grado di far crescere un bambino al meglio») è quella di dare il via libera alle famiglie omogenitoriali, c'è chi ha vissuto quest'esperienza sulla propria pelle e ha lanciato un pesante j'accuse nel libro Ho due mamme. Si tratta della giornalista e scrittrice Claire Breton, che ha dichiarato di aver vissuto fino ai 15 anni senza sapere quale fosse la reale natura del rapporto tra mamma e "zia", una scoperta che è stata poi «lo choc che ha sconvolto la mia vita. Mi vergogno due volte - ha scritto la Breton -: ho vergogna di vivere nel bel mezzo di questa relazione anormale e di esser stata così stupida, così ingenua». Considerazioni dure di una persona a cui non è stata rivelata fin da subito la verità o difficoltà reali? Dite la vostra.

24/04/08

ASILO NIDO: Le graduatorie modificate creano figli e figliastri.


Le colpe dei padri(e delle madri) separati ricadano sui figli. Il principio non è proprio moderno, ma il Comune di Verona ha deciso di applicarlo alle iscrizioni agli asili nido, in nome della Famiglia con la F maiuscola, che come è noto è diversa dalla famiglia magari un po' acciaccata e meno perfetta ma comunque teatro di affetti in cui molti di noi, magari loro malgrado, si trovano a vivere. Il nuovo regolamento prevede che nelle graduatorie vengano assegnati 20 punti ai figli di genitore vedovo, 15 ai figli di coppie regolarmente sposate, e vive e vegete: benissimo. 15 punti anche ai piccoli riconosciuti da un solo genitore: un colpo di illuminismo in zona Cesarini, perché la proposta originaria prevedeva 10 miseri punti
cisi. Idea accantonata solo in seguito a vive proteste, peccato perché era ben studiata: una persona sola si fa carico di portare avanti una nuova vita, per metterla un po' alla prova c'era lo sgambettino, ovvero trovati una babysitter e pagala oppure stai a casa e arrangiati, e pazienza se non hai nessuno che ti mantiene.
Si entra poi nella bassa classifica, zona retrocessione. Ai figli di genitori divisi quei 10 punti bastano e avanzano, in fondo lo sanno tutti che la vita dei separati (e in particolare delle separate) con figli piccoli è una vita di agi e dissolutezze, una punizioncella ci sta bene. E bastano anche ai figli delle coppie di fatto, così un'altra volta spiegano a mamma e papà che non è bene fare gli eccentrici. Eh, meno male che c'è qualcuno che si occupa delle questioni morali, in questo Paese... (Marina Morpurgo)

22/04/08

La sfilata degli aguzzini


Italia, Magreb o Africa equatoriale non fa alcuna differenza. I padri padroni si annidano a qualunque latitudine. E non esitano ad accanirsi su mogli e figli piccoli alle prese con dificili processi di integrazione nel nostro paese. Uno spaccato della società multietnica veronese che approda sempre più spesso in tribunale.
Tre procedimenti penali, accomunati da un identico filo conduttore, si sono conclusi nella giornata di ieri. Verdetti ovviamente scontati: perchè ad una lunga sequela di soprusi ed angherie, di cui i bambini finiscono per diventare dei veri e propri capri espiatori, non potevano che seguire pesanti condanne. Partiamo dal caso di un marocchino di 54 anni, domiciliato a Ronco all'Adige. Tra il 2003 ed il maggio 2005 ha ripetutamente maltrattato e picchiato moglie e figli distribuendo pugni e schiaffi. In un'occasione avrebbe superato sè stesso versando del caffè caldo sulla testa del bimbo che dormiva, obbligandolo poi a bere birra e a fumare una sigaretta. Il giudice Federica Tondin l'ha condannato a nove mesi di carcere, cancellati però dall'indulto. Una pena virtuale per un imputato tornato nel frattempo sui propri passi. Si è riconciliato con la consorte ed ha ripreso la convivenza. Vicenda in fotocopia quella che vede per protagonista in negativo un altro magrebino, all'epoca residente a Gazzo Veronese. La povera moglie veniva quotidianamente sottoposta ad autentici pestaggi. In un momento di collera, l'ha afferrata per il collo infischiandosene del bimbo che la poveretta portava in grembo. Il 7 ottobre dell'anno scorso ha completato l'opera costringendo la donna ad andarsene da casa soltanto con gli indumenti che indossava ed una coperta. Il gup Enrico Sandrini gli ha rifilato un anno di reclusione con rito abbreviato, senza il beneficio della sospensione condizionale a causa di un precedente analogo.

A completare la sfilata degli aguzzini c'è un nigeriano di 42 anni. Picchiava la consorte e i quattro bambini con le ciabatte, il filo del telefono, il cavo di alimentazione del cellulare e qualunque altro oggetto gli capitasse a tiro. Calci, pugni, tagli ed ematomi hanno rappresentato per cinque lunghi anni il menù quotidiano, condito da sputi, insulti e persino minacce di morte. La Procura gli ha contestato i maltrattamenti, la violazione degli obblighi di assistenza familiare, le lesioni e la calunnia. Lui ha preferito evitare il processo patteggiando un anno ed otto mesi (penasospesa).

Yemen: a otto anni ha già un marito che la maltratta


Una bambina di 8 anni si è presentata in un tribunale di Sana'a, la capitale dello Yemen, per chiedere il divorzio dal marito. La ragazza ha denunciato il padre che l'ha ceduta in moglie ad un 3oenne che la picchia e la violenta. La legge dello Yemen, però non le dà ragione. La legge fissa l'età minima per il matrimonio a 15 anni, per maschi e femmine, ma non punisce chi la viola

Aste - Foto Bruni nuda, medico rifiuta soldi per bimbi in Cambogia


Un pediatra svizzero che dirige diversi ospedali per bambini in Cambogia ha rifiutato
91.000 dollari derivanti dalla vendita all'asta di una foto di Carla Bruni nuda per
"rispetto" nei confronti dei suoi pazienti. Beat Richner, che dirige l'associazione
Kantha Bopha, si è visto offrire la somma ottenuta a New York nell'asta di una foto del 1993 della neo signora Sarkozy, scattata dallo svizzero Michel Comte. Il pediatra ha spiegato di non desiderare che la sua istituzione "venga coinvolta nell'utilizzazione mediatica della nudità della signora Bruni". "L'idea di
questo dono è un mezzo per assicurare pubblicità all'asta e fama al fotografo.
È un modo per servirsi di noi", ha aggiunto. Il pediatra ha sottolineato che in
Cambogia "l'utilizzazione dei nudo non è compresa come in Occidente". "La mia decisione - ha continuato - è stata presa per rispetto verso i miei pazienti e le loro madri (...) L'accettazione di denaro che viene dallo sfruttamento di corpi femminili sarebbe percepita come un insulto". I soldi andranno ora al ministero dell'interno svizzero.

01/02/08

nella donna c’è un difetto: è che si dimentica quanto vale


Questa è un storiella che ha trovato su internet. La troverete semplice e infantile, ma a me ha regalato un sorriso e io ora, lo voglio regalare a voi.

“Quando Dio creò la donna era già al suo sesto giorno di lavoro, facendo pure gli straordinari. Apparve un angelo e gli chiese: “Come mai ci metti tanto con questa?' E il Signore rispose: 'Hai visto il mio Progetto per lei?
Deve essere completamente lavabile, però non deve essere di plastica, avere più di 200 parti movibili ed essere capace di funzionare con una dieta di qualsiasi cosa avanzi, avere un grembo che possa accogliere quattro bimbi contemporaneamente, avere un bacio che possa curare da un ginocchio sbucciato ad un cuore spezzato e lo farà tutto con solamente due mani.' L’angelo si meravigliò dei requisiti: 'Solamente due mani….Impossibile! E questo è solamente il modello base? E’ troppo lavoro per un giorno….Aspetta fino a domani per terminarla.'
'No lo farò!' protestò il signore. 'Sono tanto vicino a terminare questa creazione che ci sto mettendo tutto il mio cuore…Ella si cura da sola quando è ammalata e può lavorare 18 ore al giorno.'
L’angelo si avvicinò di più e toccò la donna: 'Però l’hai fatta così delicata, Signore'


'E’ delicata,” ribatté Dio, “però l’ho fatta anche robusta. Non hai idea di quello che è capace di sopportare o ottenere'
'Sarà capace di pensare?' chiese l’angelo.
Dio rispose: 'Non solo sarà capace di pensare ma pure di ragionare e di trattare' L’angelo allora notò qualcosa e allungando la mano toccò la guancia della donna: 'Signore, pare che questo modello abbia una perdita…'
'Ti avevo detto che stavo cercando di mettere in lei moltissime cose.
Non c’è nessuna perdita: è una lacrima' lo corresse il Signore.
A che cosa serve una lacrima?' chiese l’angelo.
E Dio disse: 'Le lacrime sono il suo modo di esprimere la sua gioia, la sua pena, il suo disinganno, il suo amore, la sua solitudine, la sua sofferenza, e il suo orgoglio.'
Ciò impressionò molto l’angelo 'Sei un genio, Signore, hai pensato a tutto. La donna è veramente meravigliosa'
Lo è! Le donne hanno delle energie che meravigliano gli uomini.
Affrontano difficoltà, reggono gravi pesi, però hanno felicità, amore e gioia. Sorridono quando vorrebbero gridare, cantano quando vorrebbero piangere, piangono quando sono felici e ridono quando sono nervose.
Lottano per ciò in cui credono.
Si ribellano all’ingiustizia.
Non accettano un 'no' per risposta quando credono che ci sia una soluzione migliore.
Si privano per mantenere in piedi la famiglia.
Vanno dal medico con un’amica timorosa.
Amano incondizionatamente.
Piangono quando i loro figli hanno successo e si rallegrano per le fortune dei loro amici.
Sono felici quando sentono parlare di un battesimo o un matrimonio.
Il loro cuore si spezza quando muore un’amica.
Soffrono per la perdita di una persona cara.
Senza dubbio sono forti quando pensano di non avere più energie.
Sanno che un bacio e un abbraccio possono aiutare a curare un cuore spezzato. Non ci sono dubbi però… nella donna c’è un difetto:

ed è che si dimentica quanto vale.”

02/01/08

possibile che io donna, a 42 anni, mi innamori di una donna?


Sono sempre stata lesbica o lo sono diventata? Dimmelo tu!... Ho 42 anni, sono separata. A volte, durante i rapporti sessuali con mio marito,per raggiungere il piacere mi abbandonavo a fantasie nelle quali a poco a poco hanno cominciato
a far capolino figure femminili. Forte della certa eterosessualità, non ho mai dato importanza a queste cose. Fino al colpo di scena di quattro mesi fa. Per caso conosco "lei", non alta, non bella, non truccata. Ma colta e intelligente aspetto un po' mascolino. Da allora mi sento come presa in ostaggio. La penso di continuo. Gli uomini non mi interessano più. Desidero fare sesso con lei e con nessun altro. Mi sento profondamente cambiata e non ho nessuna voglia di tornare indietro. Perché così all’improvviso? Puoi darmi una mano a capire? Maria