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20/11/08

SIAMO TUTTE INDECOROSAMENTE LIBERE! e VOGLIAMO TUTTE 5 IN CONDOTTA

La violenza maschile è la prima causa di morte e di invalidità permanente delle donne in Italia come nel resto del mondo. La violenza fa parte delle nostre vite quotidiane e si esprime attraverso la negazione dei nostri diritti, la violazione dei nostri corpi, il silenzio.
Un anno fa siamo scese in piazza in 150.000 donne, femministe e lesbiche per dire NO alla VIOLENZA MASCHILE e ai tentativi di strumentalizzare la violenza sulle donne, da parte di governi e partiti, per legittimare politiche securitarie e repressive e torneremo in piazza anche quest’anno perché i governi cambiano ma le politiche restano uguali e, al giorno d’oggi, peggiorano. In un anno gli attacchi alla nostra libertà e autodeterminazione sono aumentati esponenzialmente, mettendo in luce la deriva autoritaria,sessista, e razzista del nostro paese. Ricordiamo il blitz della polizia al policlinico di Napoli per il presunto aborto illegale, le aggressioni contro lesbiche, omosessuali e trans,contro immigrate/i e cittadine/i di seconda generazione. Violenza legittimata e incoraggiata da governi e sindaci-sceriffi che vogliono imporre modelli di comportamento normalizzati in nome del “decoro” e della “dignità” impedendoci di scegliere liberamente come condurre le nostre vite.
La violenza maschile ha molte facce, e una di queste è quella istituzionale: vorrebbero risolvere la crisi economica e culturale che stiamo vivendo smantellando lo stato sociale. Per salvare le banche, rifinanziare le missioni militari all’estero e militarizzare le nostre città tagliano i fondi ai centri antiviolenza, ai consultori e a tutti i servizi che garantiscono alle donne libertà, salute e indipendenza. Con la legge 133 tagliano i fondi alla scuola e all’università pubblica per consegnare l’istruzione nelle mani dei privati determinando la fine del diritto ad una istruzione gratuita e libera per tutte/i.
Con il decreto Gelmini, migliaia di insegnanti, maestre precarie, perdono il posto di lavoro, e viene meno un sistema educativo - il tempo pieno - che sostiene le donne, consentendo loro una maggiore libertà di movimento e autonomia. L’obiettivo delle riforme del lavoro, della sanità, della scuola e dell’università è di renderci sempre più precarie e meno garantite:mogli e madri “rispettabili” rinchiuse nelle case, economicamente dipendenti da un uomo, che lavorano gratuitamente per badare ad anziani e bambini. Non pagheremo noi la vostra crisi! Vogliamo reagire alla violenza fisica, psicologica, economica, normativa, sociale e religiosa agita verso di noi, in famiglia e fuori, "solo" perché siamo donne.Vogliamo dire basta al femminicidio.
SABATO 22 NOVEMBRE SAREMO DI NUOVO IN PIAZZA COME FEMMINISTE E LESBICHE PER RIBADIRE
con la stessa forza, radicalità e autonomia che la VIOLENZA MASCHILE non ha classe né confini,
NASCE IN FAMIGLIA, all’interno delle mura domestiche, e
NON È UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO MA E' UN PROBLEMA DI ORDINE CULTURALE E POLITICO! E AFFERMARE CHE
al disegno di legge Carfagna, che criminalizza le prostitute e impone regole di condotta per tutte, che ci vuole dividere in buone e cattive, in sante e puttane, in vittime e colpevoli, noi rispondiamo che
SIAMO TUTTE INDECOROSAMENTE LIBERE!
al decreto Gelmini che ci confeziona una scuola autoritaria e razzista, noi rispondiamo che VOGLIAMO TUTTE 5 IN CONDOTTA!
ai pacchetti sicurezza e alle norme xenofobe che ci vogliono distinguere in cittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che
SIAMO TUTTE CITTADINE DEL MONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE!

Sommosse – Rete Nazionale di femministe e lesbicheper adesioni: sommosse_roma@inventati.org

14/11/08

E' polemica per il manifestodella donna nuda in croce


Iniziativa di Telefono Donna per la Giornata contro la violenzasulle donne. Pronti 500 manifesti, ma il comune non ha deciso. La didascalia del manifesto : "Solo il 4% delle donne vittime della violenza denuncia il proprio carnefice. Le altre pagano anche per lui"
MILANO - Un manifesto per la campagna contro la violenza sulle donne: una donna nuda nella posizione del Crocifisso, con il panno che nell'iconografia tradizionale copre l'inguine del Cristo e la scritta: "Chi paga per i peccati dell'uomo?". E in didascalia: "Solo il 4% delle donne vittime della violenza denuncia il proprio carnefice. Le altre pagano anche per lui". E' la proposta che al settore pubblicità del Comune è arrivata da Telefono Donna per la campagna in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre. La richiesta di Telefono donna è per l'esposizione di 500 manifesti con questa immagine su altrettanti spazi di affissione pubblica del Comune. Nel manifesto la donna è distesa su un lenzuolo, due cuscini dietro le braccia aperte, le gambe con i piedi sovrapposti, il palmo delle mani parzialmente disteso, come trafitto dai chiodi, nella posizione del Crocifisso nella tradizionale iconografia cristiana. L'assessore comunale all'Arredo urbano, Maurizio Cadeo, è contrario. E spiega: "Non so se ho gli strumenti per negare gli spazi, ma ne respingo totalmente il contenuto che offende la nostra tradizione cristiana. Pongo il problema politico e ne informerò il sindaco: chiederò a telefono Donna di ritirare il manifesto".

13/11/08

Donne del lago


Il nostro centro sta per aprireuno sportello settimanale al pubblico presso il centro sociale di Salo' (BS) che funzionerà tutti i sabati pomeriggio con delle volontarie preparate.

Apriremo nella giornata di Sabato 13 Dicembre (S. Lucia) e alle 6 di sera, dopo il primo turno, sarà offerto un aperitivo con spuntini per festeggiare l'evento.

L'aperitivo e' per sole donne ed e' informale. Cogliamo quindi l'occasione per invitarvia venire a fare un giro sul lago e partecipare all'evento .

Una morte ogni tre giorni nel 2007


Violenza donne: 112 vittime nel 2007
Esperti, in tre casi su quattro il colpevole e' il compagno
(ANSA) - MILANO, 12 NOV - Ogni tre giorni, in Italia, una donna viene uccisa dall'uomo che diceva di amarla: solo nel 2007 le vittime sono state 122. Il piu' delle volte l'assassino aveva le chiavi di casa: in 3 casi su 4 era il convivente o il marito. Lo rilevano gli esperti dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano. 'Nel 40% dei casi il carnefice e' mosso da forme patologiche di gelosia e disturbi paranoici', spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Psichiatria.
Il 34% dei casi di uxoricidio, invece, 'e' scatenato da liti e conflittualita' elevata'. Cosi' quattro donne su dieci sono vittime di un'arma da taglio, mentre tre su dieci sono colpite da armi da fuoco. 'Da diversi anni e' stato cancellato il delitto d'onore nel nostro codice - aggiunge Mencacci - ma ancora oggi rimane l'estrema incapacita' degli uomini di tollerare l'emancipazione femminile'. Non e' dunque un caso che proprio a Milano, dove lavora quasi il 60% delle donne, si abbia un elevato numero di uxoricidi: 'Dal 2000 al 2006 - specifica Alessandra Bramante, psicologa e criminologa - si sono registrate 48 vittime. Un numero molto elevato, se si considera che in tutta la Lombardia sono state 99''. Ma anche la fredda metropoli gioca un ruolo importante, secondo Mencacci, ''perche' acuisce le tensioni e diminuisce la capacita' della famiglia di ammortizzare le situazioni estreme'.(ANSA).

06/11/08

E’ NATA L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE “D.i.Re CONTRO LA VIOLENZA”


L’Associazione Nazionale D.i.Re contro la violenza (Donne in Rete contro la violenza) Onlus è stata costituita a Roma il 29 settembre 2008, da donne provenienti da tutta Italia, rappresentanti di 45 Centri Antiviolenza e Case delle Donne, che in questi vent’anni di attività hanno dato voce, studi e saperi a migliaia e migliaia di donne che sono uscite dalla violenza ed hanno conquistato libertà. Questo è il sito:

http://www.centriantiviolenza.eu/
E’ un grande successo per il movimento delle donne che, in un momento politico come quello attuale, dove regna il conflitto e la divisione, produce unione e forza. Ha per noi particolare senso la scelta di esprimere soggettività politica a livello nazionale per continuare a batterci per prevenire e sconfiggere la violenza alle donne.
La nascita dell’associazione Nazionale D.i.Re vuole essere punto di riferimento per promuovere la sensibilizzazione e interventi adeguati ai bisogni e desideri delle donne in un contesto dove la violenza contro le donne si fa più feroce e le loro condizioni di vita diventano sempre più difficili.
La Presidente Alessandra Bagnara
Info: Via Mazzini 57/a – 48100 Ravenna Tel. e Fax 0544-216316 e mail linearosa@racine.ra.it
Orari apertura : da lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, sabato dalle 9 alle 12.
29 settembre 2008: Comunicato Stampa dell'Associazione Nazionale D.i.Re (english/inglese, formato pdf)
Il prossimo incontro delle socie dell'Associazione D.i.re è a Roma il 31 gennaio 2009, presso la Casa internazionale delle donne

03/11/08

BOLOGNA. "GENDER BENDER SCUOTEREBBE L´AMERICA"

Visita la sezione dedicata alla serie televisiva L Word. Con approfondimenti, le trame degli episodi, le biografie dei personaggi e molto altro.
La regista del film Troche: "Negli Usa non esiste un festival multimediale sul mondo lesbico. Ma l´Italia su queste tematiche è arretrata"
sabato 01 novembre 2008 , di La Repubblica - Bologna
L´autrice di "The L World" ha raccontato sabato 01 novembre il suo lavoro e la sua esperienza alla Biblioteca delle Donne in Santa Cristina
di PAOLA NALDI
I capelli raccolti in una coda ad esaltare lo sguardo acuto, una parlantina veloce e affabile che a stento frena la voglia di raccontare storie. E´ arrivata così a Bologna Rose Troche, la regista americana autrice di «Go Fish» e della fortunata serie televisiva «The L Word» che ha portato per la prima volta all´attenzione del suo Paese e del mondo, attraverso il piccolo schermo (in Italia è arrivata su La7), la vita e i sentimenti di una comunità lesbica.
La regista è ospite della rassegna «Soggettiva», organizzata da Arcilesbica Bologna nell´ambito del festival Gender Bender, partecipe del convegno sul tema «Le serie televisive, genere e sessualità sul piccolo schermo» che si è svolto sabato, a partire dalle ore 10.30, all´Aula Magna di Santa Cristina.
Al termine del dibattito la regista è stata intervistata da Francesca Manieri e Anna Passarini.
E´ la prima volta che Troche arriva a Bologna, entusiasta del festival, e con vigore spiega le ragioni di un successo televisivo e i confronti culturali tra America e Italia.«E´ la prima volta che partecipo a Gender Bender ma mi è sembrato subito molto interessante per il suo approccio multimediale. Sarebbe un evento unico anche in America dove ci sono molti festival sul tema ma sempre incentrati su un solo linguaggio. Questo invece è onnicomprensivo».
Questo festival è uno dei pochi sul tema nel nostro paese. Cosa pensa della cultura italiana in rapporto alle tematiche gay e lesbiche. Come giustifica certe arretratezze?
«Non mi ero resa conto del fatto che l´Italia fosse così convenzionale. Alcuni paesi confinanti sono più liberali. Certo il cattolicesimo può avere influenza perché la religione tende a negare l´esistenza di persone omosessuali. Ma se l´indifferenza parte dal governo è ancora più grave perché si permettono certi crimini, come il picchiare una persona gay, senza che questi vengano puniti».
Comunque anche in Italia è arrivata la serie «The L Word», anche se non su un canale nazionale e in seconda serata.
Qual è secondo lei il successo di questa serie?
«Forse perché non sono loro che decidono se le donne devono essere promosse. E proprio per questo piace anche ad un pubblico eterosessuale. E´ comunque un mondo fantastico».
E per questo è stato in parte criticato. Non crede che la televisione tenda a semplificare le cose, in un certo senso ad addomesticarle?
«Ho partecipato alla serie fin dalla puntata pilota e in effetti avrei voluto che tutto avesse una dimensione più realistica ma ad un certo punto la produzione ha preferito una versione più chic. Certo per farla durare sei anni, dopo la serie «Sex and the City», era la scelta giusta, anche se così la serie è più vuota e superficiale. Mi è dispiaciuto non essere riuscita a creare il senso di una famiglia, di una comunità, ma forse nel contesto politico odierno, dove tutto sta crollando, l´America aveva bisogno di una via di fuga come questa».
Quindi spera molto nella vittoria di Barack Obama?
«Deve vincere. Certo, si troverà a dover gestire una situazione complicata ma l´America vuole essere percepita in maniera diversa dal resto del mondo»

02/11/08

MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

ROMA, 22 NOVEMBRE 2008 - P.zza della Repubblica, ore 14.00
INDECOROSE E LIBERE! La violenza maschile è la prima causa di morte e di invalidità permanente delle donne in Italia come nel resto del mondo. La violenza fa parte delle nostre vite quotidiane e si esprime attraverso la negazione dei nostri diritti, la violazione dei nostri corpi, il silenzio. Un anno fa siamo scese in piazza in 150.000 per dire NO alla VIOLENZA MASCHILE e ai tentativi di strumentalizzare la violenza sulle donne, da parte di governi e partiti, per legittimare politiche securitarie e repressive e torneremo in piazza anche quest’anno perché i governi cambiano ma le politiche restano uguali e, al giorno d’oggi, peggiorano.
In un anno gli attacchi alla nostra libertà e autodeterminazione sono aumentati esponenzialmente, mettendo in luce la deriva autoritaria, sessista, e razzista del nostro paese. Ricordiamo il blitz della polizia al policlinico di Napoli per il presunto aborto illegale, le aggressioni contro lesbiche, omosessuali e trans, contro immigrate/i e cittadine/i di seconda generazione. Violenza legittimata e incoraggiata da governi e sindaci-sceriffi che vogliono imporre modelli di comportamento normalizzati in nome del "decoro" e della "dignità" impedendoci di scegliere liberamente come condurre le nostre vite.
La violenza maschile ha molte facce, e una di queste è quella istituzionale: vorrebbero risolvere la crisi economica e culturale che stiamo vivendo smantellando lo stato sociale. Per salvare le banche, rifinanziare le missioni militari all’estero e militarizzare le nostre città tagliano i fondi ai centri antiviolenza, ai consultori e a tutti i servizi che garantiscono alle donne libertà, salute e indipendenza, Con la legge 133 tagliano i fondi alla scuola e all’università pubblica per consegnare l’istruzione nelle mani dei privati determinando la fine del diritto ad una istruzione gratuita e libera per tutte/i.
Con il decreto Gelmini, migliaia di insegnanti, maestre precarie, perdono il posto di lavoro, e viene meno un sistema educativo - il tempo pieno -che sostiene le donne, consentendo loro una maggiore libertà di movimentoe autonomia. L’obiettivo delle riforme del lavoro, della sanità, della scuola e dell’università è di renderci sempre più precarie e meno garantite: mogli e madri "rispettabili" rinchiuse nelle case, economicamente dipendenti da un uomo, che lavorano gratuitamente per badare ad anziani e bambini.
Non pagheremo noi la vostra crisi!
SABATO 22 NOVEMBRE SAREMO DI NUOVO IN PIAZZA PER RIBADIRE con la stessa forza, radicalità e autonomia che la VIOLENZA MASCHILE non ha classe né confini, NASCE IN FAMIGLIA, all’interno delle mura domestiche, e NON È UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO E AFFERMARE CHE al disegno di legge Carfagna, che criminalizza le prostitute e impone regole di condotta per tutte, che ci vuole dividere in buone e cattive, in sante e puttane, in vittime e colpevoli, noi rispondiamo che SIAMO TUTTE INDECOROSAMENTE LIBERE! al decreto Gelmini che ci confeziona una scuola autoritaria e razzista, noi rispondiamo che VOGLIAMO TUTTE 5 IN CONDOTTA!
ai pacchetti sicurezza e alle norme xenofobe che ci vogliono distinguere incittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che SIAMO TUTTE CITTADINE DELMONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE! Sommosse – Rete Nazionale di femministe e lesbiche http://www.flat.noblogs.org/
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