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22/05/08

Una Lettera Scarlatta


Questa è una Lettera.Una Lettera Scarlatta dall’UDI. Dove U sta per Unione, nel rispetto e nell’ascolto partecipe delle diversità e delle differenze. E dove D sta per Donne. Dove? In Italia, perché siamo tutte qui. Migrate e native, ci incontriamo ogni giorno nelle strade delle città, non ci conosciamo ma ci riconosciamo.
La D di Donna è la Lettera scarlatta che indossiamo.

Per autoaccusarci di essere Donne che vogliono sapere, che vogliono risposte, che non si fanno escludere e oscurare, che vogliono partecipare in parità, che si dichiarano a se stesse, alle altre donne e a tutti.

Non abbiamo né chiesto né voluto le elezioni anticipate.
Non avremmo neanche potuto volerle, perché in questo paese le donne sono escluse e inascoltate dalle decisioni della politica maschile.

Abbiamo molto da dire alla politica, che si accinge ad autoperpetuarsi. Abbiamo molto da dire, perché le parole da donna a donna corrono, muovono e sconvolgono le categorie di comodo nelle quali poteri altrui tentano di comprimerci e di moderarci.
Abbiamo avanzato proposte concrete, sulla rappresentanza, sulla violenza e sul femminicidio, su tutta la sfera del generare.
Noi sappiamo quali sono le domande giuste e rivelatrici, perché corrispondono a priorità dalle quali discendono democrazia e benessere anche economico.
Noi sveleremo gli inganni e leggeremo in ogni singola intenzione.
Lo faremo, svelando intanto noi stesse perché a partire dall’8 marzo, per tutta la durata della campagna elettorale, e anche dopo indosseremo

una Lettera Scarlatta

Per chiedere una o più spille telefona oppure scrivi a: udiamministrazione@gmail.com

Comunicato Stampa - UDI Niscemi: l'uccisione di Lorena femminicidio, a breve a Niscemi una forte iniziativa politica delle UDI Siciliane


E' sconvolgente il terremoto emotivo che ha investito la nostra città in questi giorni. Purtroppo nonostante lo sgomento generale emerge solo la punta di una condizione sociale assurda e le convivenze culturali rimangono ancora invisibili agli occhi di tutti quelli che gridano "mostri" e non si assumono le proprie responsabilità.
La cultura che sta emergendo è quella del "consumatore lavorato", cioè di colui che usa un bene di consumo e lo getta via come se nulla fosse, lasciando sul corpo della donna il marchio di una "lettera scarlatta", imposto dalla cultura maschile a chi non si omologa e non sa fingere un' integrazione che non sente e non vive. Lorena è stata vittima di inaudita violenza fisica e culturale, i suoi baby carnefici le hanno cucito addosso una "lettera scarlatta" da esibire a protezione degli occhi innocenti delle loro fidanzatine. L"altra diversa" che non merita un trattamento umano, che può essere violata, picchiata selvaggiamente e ammazzata è quella che scegliamo e difenderemo anche fra qualche settimana quando i funerali saranno lontani e i carnefici diventeranno bravi ragazzi che hanno sbagliato. Noi UDI contrasteremo questa rimozione e terremo caro il ricordo di Lorena che non ha avuto modo e possibilità di crescere, di trovare la sua strada, i suoi affetti. Sappiamo di doverci assumere la responsabilità della nostra giovane età dentro il luogo politico che abbiamo scelto, far crescere il senso di coscienza critica delle nostre coetanee, far crescere i valori di rispetto e di comprensione per tutte le differenze. Vogliamo essere capaci di una azione concreta. Da sempre l'UDI combatte il femminicidio: il "50E50" e " La Lettera Scarlatta " sono tasselli di una azione politica complessiva che mette sul tappeto il problema irrisolto della rappresentanza politica e della violenza sessauta. A Niscemi daremo vita ad uno sportello che costruisca quotidianamente dialogo fra le donne e azioni contro la violenza, vogliamo ricordare Lorena a nostro modo con una iniziativa politica nelle scuole che guardi negli occhi di chi deve assumersi la responsabilità di mettersi in discussione. Uccidere è reato, ma inspiegabilmente non in guerra, non per difendere la proprietà, ed anche in pace le attenuanti sono tante: una di queste è l'identità sessuale. Donna è poco anche quando vittima, poco grave è l'ultima ingiuria perché provocata, indotta secondaria ad altri problemi più gravi. Stabilità, famiglia e ordine economico valgono più della vita delle donne. Se è vero che l'equilibrio sociale si fonda in gran parte sul rispetto dei codici di una comunità, quella ospitante e quella ospitata, è anche vero che questi equilibri, dall'una e dall'altra parte, contano sul mantenimento delle gerarchie all'interno delle famiglie e dei gruppi, dove la collocazione subalterna delle donne sedimenta stereotipi violenti. Ai delitti si rimedia, nel sistema che ci siamo dati o che subiamo, ma il contrasto è un'altra cosa. L'occhio al rimedio, al ripristino degli equilibri lesi delle vittime, è parte del femminicidio. Eliminare la vittima dal contesto della discussione, trasferire quest'ultima lontano dal sangue che rende uguali tutti i delitti, piega il caso al comodo di una politica che ha già, di fatto, reintrodotto il delitto d'onore. La logica del rimedio è in antitesi col contrasto, è qui che si vede come il rischio corso da chi uccide una donna è così basso da non impedirgli di portare a termine il suo disegno. Noi chiediamo contrasto e salvaguardia, patti chiari e civili tra generi. E non andiamo mai in ferie. Lasciamo raffreddare i nostri computer e i telefonini, qualche volta, perché quel che facciamo e sappiamo è molto di più di quello che, non solo dalla stampa, si vuole ascoltare. Il caso di Lorena ci rammarica, saremo disposte a dare alla madre tutti gli aiuti possibili.

19/05/08

E la Carfagna litiga con i gay


ROMA - "Omosessuali, è giusto combattere chi vi discrimina ma siate sobri," dice il neoministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna nella giornata mondiale contro l'omofobia. Lo dice in modo davvero molto sobrio ma che non riesce ad evitare reazioni infastidite. «Il convincimento mio personale e delle istituzioni governative - ecco la sua dichiarazione - è che in una società evoluta non c'è spazio per ogni tipo di discriminazione; pertanto anche l'omofobia va contrastata con la forza dell'educazione civica e del rispetto». E tuttavia, aggiunge Carfagna, «a questo atteggiamento deve corrispondere la sobrietà delle manifestazioni della comunità omosessuale che non dovrebbe mai scendere nell'esibizionismo e nel folklore».
Sobrietà, dunque. Che significa non «scendere nell'esibizionismo e nel folklore». Ringrazia ironico Aurelio Mancuso, presidente nazionale dell'Arcigay che però ricorda al ministro che «questo invito andrebbe rivolto anche alla Chiesa cattolica, che organizza le processioni, e soprattutto a chi promuove concorsi di bellezza. Noi non abbiamo niente contro le processioni e neppure contro i concorsi di bellezza ma Mara Carfagna dovrebbe sapere bene che sulle passerelle c'è una grande ostentazione del corpo femminile». Così Mancuso promette: «Sfileremo a tutti i Pride come se fossimo su una passerella di Miss Italia». Ad ogni modo il punto è un altro, continua il presidente dell'Arcigay (che per la giornata di ieri ha partecipato alla manifestazione contro razzismo e xenofobia di Verona), «negli ultimi due anni in Italia ci sono stati 12 omicidi e decine di violenze e minacce di stampo omofobico. Si prodighi dunque il ministro perché anche il nostro Paese si doti di una normativa contro la discriminazione, come è accaduto in molti Paesi europei».
E poi, mica è una questione di bon ton la lotta all'omofobia, s'infervora l'ex ministro per le Pari Opportunità del governo Prodi Barbara Pollastrini. E sottolinea come manchino del tutto le iniziative di questo esecutivo per l'affermazione dei diritti di tutti. «Questo è un governo di ministri - avverte Pollastrini - che impartiscono lezioni di comportamento a seconda del loro gusto estetico e delle loro convinzioni ideologiche. II dovere è certo quello del rispetto ma anche quello di sostenere un piano di azione contro ogni discriminazione e che riconosca i diritti, e i doveri, di tutti, omosessuali e no. Neppure una parola il premier ha speso su questo nel suo discorso di insediamento, come invece hanno fatto sia Zapatero sia Sarkozy, che pure appartengono a schieramenti politici opposti». Per l'ex ministro la cosa è grave in quanto «le dimenticanze sono colpevoli perché hanno il sapore della rimozione».

16/05/08

Figlia lesbica, madre l'accoltella


14/5/2008
Pesaro, salvata dalla cintura

In preda a un raptus ha sferrato una coltellata all'addome della figlia di 16 anni dopo che la minore le aveva confessato di avere una relazione omosessuale con una 18enne. E' successo a Pesaro. E' stata la stessa 16enne a telefonare al 113. Fortunatamente la lama si è fermata sulla fibbia della cintura e non ha causato alcuna ferita alla ragazzina. La madre è stata denunciata.

I fatti si sono svolti qualche giorno fa, ma la notizia è trapelata solo ora. "Mia madre mi vuole ammazzare", avrebbe detto la ragazzina in una concitata telefonata alla polizia. La "storia" omosessuale della giovane era nota ad entrambi i genitori, che avevano cercato di far cambiare idea alla ragazzina, senza alcun risultato. L'ennesima litigata ha avuto un risvolto più grave: mentre il padre era in un'altra stanza, la mamma ha afferrato un coltello da cucina in preda alla rabbia; la figlia ha fatto appena in tempo a scansarsi.

Del fatto se ne stanno occupando sia la procura della repubblica di Pesaro, che quella dei minori di Ancona. La sedicenne ha altri due fratelli e vive con la famiglia, già nota ai servizi sociali, nei dintorni di Pesaro. La madre della 16enne dovrà rispondere di tentate lesione aggravate.

08/05/08

Io ho due mamme


Bimbi con due genitori dello stesso sesso: in Italia sono ormai centomila e si sentono discriminati. «Figli di gay - dicono - andiamo in tribunale»

«È dalla prima elementare - spiega Federico, 8 anni, in un'intervista al Corriere della Sera - che i compagni di classe mi chiedono perché ho due mamme, se prima avevo anche un papà che poi si è diviso. Io gli dico che ho due mamme da quando sono nato. E loro capiscono, sì, ma poi me lo richiedono, ancora e ancora».

Non è facile. Nonostante i figli di coppie gay siano ormai, in Italia, centomila, la loro condizione è percepita come del tutto anomala, dal punto di vista sociale. E del resto la legge non li tutela: «I bambini ascoltano i nostri discorsi - spiega Giuliana, mamma lesbica, al Corriere -. Federico ha spiegato ai fratelli la storia dei diritti: "Significa che se una delle due mamme muore, l'altra non eredita"».

Secondo un'indagine condotta dall'Arcigay, il 49% delle coppie omosessuali vorrebbe avere bambini: un sogno che molti coronano all'estero. Gli uomini cercano una madre surrogata in Canada o negli States (dove in tv va in onda il cartone animato Buddy G e le sue due mamme), le lesbiche vanno in Spagna o nel nord Europa per ricorrere alla fecondazione assistita o, in alternativa, risolvono con l'autoinseminazione o cercando un "donatore" amico che si presti alla causa. Per i diritti dei figli nati da queste coppie si sta muovendo l'associazione Famiglie Arcobaleno. Ma a parte le fondamentali tutele legislative, come vivono questi bambini con due mamme (o due papà)?

Se la tendenza tra gli psicologi («Una famiglia omosessuale - dichiara Fulvio Scaparro - è in grado di far crescere un bambino al meglio») è quella di dare il via libera alle famiglie omogenitoriali, c'è chi ha vissuto quest'esperienza sulla propria pelle e ha lanciato un pesante j'accuse nel libro Ho due mamme. Si tratta della giornalista e scrittrice Claire Breton, che ha dichiarato di aver vissuto fino ai 15 anni senza sapere quale fosse la reale natura del rapporto tra mamma e "zia", una scoperta che è stata poi «lo choc che ha sconvolto la mia vita. Mi vergogno due volte - ha scritto la Breton -: ho vergogna di vivere nel bel mezzo di questa relazione anormale e di esser stata così stupida, così ingenua». Considerazioni dure di una persona a cui non è stata rivelata fin da subito la verità o difficoltà reali? Dite la vostra.