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01/08/10

SI SUICIDA IN SVIZZERA LA TRADUTTRICE DI PAVESE E LEVI

Michèle Causse, leader francese del lesbismo radicale, si è tolta la vita in una clinica dell'associazione «Dignitas» nel giorno del compleanno
di il Corriere della Sera
Cecilia Zecchinelli

PARIGI - «Non sono omosessuale, non sono femminista, sono una lesbica radicale», si presentava. E radicale lo era su tutto Michèle Causse. Al punto di scegliere come, dove e quando morire. Grazie all'associazione svizzera di aiuto al suicidio «Dignitas» a cui ricorrono sempre più stranieri. Nella clinica di Zurigo dell'organizzazione. Il 29 luglio 2010, ovvero nel giorno del suo 74esimo compleanno.
L'annuncio è stato dato da Dignitas e confermato a Parigi dal Coordinamento francese lesbiche senza fornire spiegazioni sui motivi della scelta di Michèle: le sue ceneri, ha solo precisato quest'ultimo, saranno disperse nel cimitero di Montvalent, non lontano dal villaggio natale nel Sud della Francia dove la Causse era tornata dopo una vita passata in molti Paesi a combattere per la causa lesbica, a scrivere, a tradurre.

Laureata in traduzione alla Sorbona, aveva insegnato per un periodo in Tunisia, poi vissuto dieci anni a Roma, studiando tra l'altro il cinese e conoscendo in profondità il cinema e la letteratura italiani. E quindi era stata in Martinica, a New York e in Florida, poi in Canada. Perfezionando le lingue straniere, insegnando in molte università, lavorando come consulente per vari governi e per l'Unesco. Diventando intanto un'apprezzata traduttrice di autori ormai classici. I nostri Cesare Pavese e Primo Levi, ma anche Ignazio Silone, Natalia Ginzburg, Dacia Maraini. Aveva tradotto in francese sceneggiature di Michelangelo Antonioni e Luchino Visconti, oltre ad alcuni testi minori, o perlomeno di nicchia, di militanti come lei. E tra gli stranieri altri grandi nomi: Herman Melville, Gertrude Stein, Ti-Grace Atkinson, Djuna Barnes, Jane Bowles, Willa Cather, Mary Daly, Alice Munro.

Sul suo sito, in cui da ieri si legge che Michèle «è nata nel 1936 e ha scelto di de-nascere nel 2010» (un passo simile a quello compiuto due anni fa da un altro scrittore, il belga Hugo Claus), si può seguire il complesso e ricco percorso di questa donna intelligente e curiosa di tutto e autrice di saggi, romanzi, poesie. Ma che comunque, al primo posto, metteva la sua militanza, assolutamente e fino all'ultimo radicale. Nei suoi numerosi libri, articoli e interventi sul lesbismo aveva infatti attaccato non solo l'eterosessualità («... finché una donna vuole piacere a un uomo è inautentica, non ha l'integrità, l'incorruttibilità che deriva dal non voler piacere»), ma criticato duramente anche il femminismo, il movimento gay e perfino quello lesbico dei primi anni 80, tutti macchiati a suo dire di residui di «patriarcalismo». E il suo radicalismo le aveva causato non pochi nemici perfino nel mondo omosessuale. Sui siti francesi gay e lesbiche, ieri sera, si leggevano cordoglio e rimpianto ma anche prese di distanza da posizioni ritenute da molti solo un inutile motivo di divisioni interne.

«Ma quello che ho fatto importa infinitamente meno di quello che non ho fatto, e lo stesso vale per quello che non mi è successo", ha lasciato scritto Michèle Causse, quasi anticipando le reazioni alla sua decisione di andarsene . "Perché parlare di me? Che mi si legga piuttosto. Per smentire il mio epitaffio: Né letta, né approvata».