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22/11/07

Vi racconto perchè la mia ex si è suicidata




Vi racconto perché la mia ex si è suicidata"di Caterina Coppola - Giovedì 8 Novembre 2007 da Gay.it



-Alessandra, una ragazza di origini pugliesi, ha deciso di rendere nota una storia che la stampa ha invece taciuto. E' quella di Elena, la sua ex compagna, che si è tolta la vita buttandosi dal balcone.




Elena aveva 37 anni, era lesbica e viveva in paese della provincia di Foggia che si chiama Torre Maggiore. Il passato è d'obbligo, parlando di lei, perché l'11 ottobre scorso, Elena ha scelto di non continuare a vivere. Nessuno l'ha saputo, perché neanche la stampa locale ha riportato la notizia.
A raccontarci la sua storia è Alessandra, che non ha dubbi sulle ragioni che hanno spinto la sua ex compagna a prendere questa decisione.“Vivere a Torre Maggiore per una lesbica è impossibile, per questo me ne sono andata.
Il clima che si vive lì è distruttivo nei confronti di chi come me ed Elena vive una sessualità diversa – racconta Alessandra -.
Lei era 'la lesbica del paese' additata e giudicata da tutti al punto che fermarsi a parlare con lei per strada era segno di omosessualità”.
La condizione che le due ragazze sono state costrette a vivere è comune a molti gay e a molte lesbiche che vivono in piccoli centri, dove il pregiudizio chiude la mente delle persone al punto di emarginare chi conduce uno stile di vita 'non usuale'. “Io ed Elena abbiamo avuto una storia, nel 1994 – continua Alessandra – che però è durata poco. Non appena le nostre famiglie sono venute a conoscenza della cosa, hanno fatto di tutto per impedirci di stare insieme. I miei genitori mi costrinsero anche ad andare in terapia sperando che questo mi avrebbe 'guarita'. Gay.it - Naturalmente non è andata così e l'anno dopo decisi di lasciare Torre Maggiore e andare a vivere prima all'estero e poi nel nord d'Italia, dove tuttora abito”.
Il racconto di Alessandra è fatto di lunghe pause piene di commozione e amarezza.“Elena ha fatto di tutto per provare ad essere accettata dalla comunità – prosegue – si è anche sposata, ma ha divorziato poco tempo dopo. Un gesto certamente dettato dalla disperazione e dal desiderio profondo di essere amata. Questa è una storia di un paese del sud, freddo e ignorante, che ti cambia dentro anche se non lo vuoi e che ti porta a scappare e ad odiare te stessa.
Elena provò ad andarsene, ma a volte le radici sono più forti della ragione e non si recidono. Tornare a vivere a Torre Maggiore con una famiglia che non l'accettava è stato probabilmente determinante”.Le due ragazze, separate a causa della distanza, oltre che dell'ignoranza, per anni non sono più state in contatto.
Solo nel 2000 tentarono un riavvicinamento, ma senza successo. “Le poche volte che, durante l'anno, tornavo in paese, non mi era possibile andarla a trovare o chiamarla. La mia famiglia mi ha anche nascosto la notizia della sua morte, forse per paura che prendessi parte al funerale, il che per loro sarebbe stato una vergogna – dice Alessandra -. L'estate scorsa Elena tentò di riavvicinarsi a me, ma io non conoscevo quello che le era successo negli ultimi tempi e non ho capito che quella poteva essere una richiesta d'aiuto”.

Adesso Alessandra vive serenamente la sua vita, ma la notizia della morte della sua ex compagna, lasciatasi cadere dal balcone mentre tutta la famiglia era in casa, l'ha segnata profondamente. “Mi resta un vuoto dentro, non colmabile e che non riesco ad accettare.
Elena è stata lasciata morire con gli anni, giorno dopo giorno, a causa dell'indifferenza della gente e di chi avrebbe dovuto amarla e che invece l'ha emarginata, additata come peccatrice e diversa.
Spero solo che il suo ultimo volo sia una piccola speranza per tutti noi, che ci spinga a cambiare le tante situazioni come questa che sono molto diffuse in Italia”.Per lasciare commenti su gay.it

16/11/07

Caro ex Marito




Caro ex - marito,
capisco che può sembrare stupido scriverti sapendo che tu non leggerai mai queste parole. Ci sono cose non dette ed azioni non fatte che restano dentro e fanno male, troppo male. Del resto , me ne sono andata così velocemente quasi scappata. In una mattinata con l’aiuto di un’amica ho caricato le cose essenziali e poi sono andata a scuola a prendere le bimbe.
Questo è stato il mio trasloco ! con te che battevi sulla porta
“Apri!” Gridavi!
Ed io “Col Caz…o che apro. Anzi guarda che chiamo i carabinieri”.
Mai abbiamo avuto la possibilità di chiarirci il perché di quello che è successo.
Adesso che le emozioni si sono allontanate e tutte le comparse di quel tempo non ci sono più, i nostri genitori, tu stesso, parenti ed amici vari voglio dirtelo: io non ho mai provato piacere con te! Io quando ero con te non sapevo cos’era l’orgasmo.
Quando l’ho scoperto andando a letto con una donna io non ho più voluto assolutamente venire a letto con te.
Però, io avevo paura di te, o almeno sapevo che sarebbe andata a finire male, eri manesco! Eri stato premuroso, affettuoso, nei primi anni di matrimonio.
Avevo 20 anni, pochi amori alle spalle e tu avevi promesso che ti saresti preso cura di me.
Eppure capivo già che eri capriccioso e viziato. Che avevi un passato (per quei tempi) corrotto: le donne non valevano niente per te se non ti accudivano e coccolavano così come avevano fatto le tue sorelle e tua madre. Che eri l'espressione di una cultura maschilista, antica.
Forse, se non fossimo andati a vivere con tua madre, chissà. Ma
siamo stati obbligati dai ritardi della ristrutturazione della nostra casa a convivere con tutti quei parenti così invadenti e pieni di consigli indesiderati. Ritardi che ho sempre pensato studiati e decisi volutamente.
E dopo il matrimonio, cullato dal tuo ambiente, hai ripreso l'arroganza del bullo. Aiutato da tua madre e le tue sorelle, hai avuto un solo scopo: piegarmi.
Giuro, se avessi avuto solo un'idea di quel che avrei patito, e di quello che mi poteva dare invece l’amore per una donna, sarei scappata non una ma cento volte. Ma ero troppo giovane, troppo spaventata, troppo sola, troppo piena di sensi di colpa per la responsabilità di far crescere due figlie sane e felici. Così per anni sono stata una vigliacca.
Subito ho avuto più paura di mia madre e del moralismo
dei miei parenti ed amici che di un futuro così nebuloso e peccaminoso come quello lesbico.
E inoltre tu ti sentivi in obbligo di farmela pagare.
In fondo ero scappata di casa, scappata da te e da quella famiglia così tradizionalmente pulita con tanto di prete missionario come zio! Non potevi essere una cattiva persona per la gente!
E peggio ancora scappata per andare a vivere con una donna!
Sono stata un'ingenua: femmina specialmente, “Non ha da NOI salvezza.!”
Così c’è stata l’accusa di ambiente malsano per le “tue” bimbe. Il processo e la sentenza.
Eppure, in fondo al cuore sapevi che me ne sarei cavata
fuori, era questo il motivo della tua rabbia? Sapevi che ti sarei sfuggita? È accaduto!
Sono andata via, io le mie due bimbe ed il cane in una mattina di maggio e non sono tornata più.
Non ti ho mai detto che cosa ho pensato mentre ti voltavo le spalle. Ho pensato: cancellerò questo matrimonio, e sarà come se fosse successo
a un'altra. Eppure, ancora adesso, a tanti anni di distanza, devo confessarti che spesso ho sentito dolore per le ferite che mi hai inferto. Forse per questo non sono mai del tutto riuscita a dimenticarti, e veramente cancellarti. Non si dimentica mai il primo uomo che ci ha fatto male.