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14/10/10

Il farmaco è maschio, lei rischia effetti diversi

Le medicine sono quasi sempre a misura di uomo, perché testati soprattutto su maschi. La "discriminazione" inizia già in fase preclinica dei test, cioé quando si sperimenta la molecola sulle cavie, quasi sempre di sesso maschile.
E i risultati si vedono: le donne hanno quasi il doppio di eventi avversi da farmaci rispetto ai maschi, e spesso si tratta di eventi avversi più gravi. E' quanto riferito da Flavia Franconi, docente del Dipartimento di Scienze del Farmaco all'Università di Sassari, intervenuta a Parigi al meeting Gender, Science e technology, indetto dall'Onu e dall'Unesco per discutere il problema delle tante 'discriminazioni' di genere nascoste nella vita quotidiana e delle loro ricadute sulla salute della donna.
"Il problema dei test sui farmaci è di lunga data, spiega Franconi: il fatto è che le cavie femmine sono più 'scomode' da usare perché avendo il ciclo estrale obbligano ad inserire più variabili nell'esperimento. Inoltre, anche quando usate, le cavie femmine sono prese troppo giovani, quando cioé non hanno mai avuto una gravidanza; ma questo, sottolinea Franconi, cambia tutto perché i farmaci, mediamente, sono prescritti soprattutto a donne adulte che hanno già avuto figli e la "tempesta ormonale" che si verifica in seguito a una gravidanza modifica molto l'organismo femminile e la sua risposta ai farmaci".
Anche nelle sperimentazioni cliniche non va meglio, anche se un parziale miglioramento c'é stato: tra i volontari arruolati in fase I e II solo il 30% è donna; per l'ultima fase sperimentale, fase III, siamo giunti oggi quasi a un pareggio uomo/donna tra i volontari, tranne che per alcuni farmaci come i cardiovascolari.
"La più dimenticata resta la donna anziana - spiega Franconi - soprattutto se assume terapie ormonali che possono interferire con altri farmaci". E poi anche la donna fertile che prende anticoncezionali (il 30% delle donne usa la pillola): i farmaci in commercio per varie indicazioni non sono testati studiando eventuali interazioni con l'anticoncezionale che, invece, influisce sul metabolismo di altre medicine.
Non a caso la donna va incontro a quasi il doppio degli effetti avversi da farmaci rispetto all'uomo, e si tratta di eventi in media più gravi. E poi c'é il problema delle dosi di farmaco, studiate su un uomo di 70 chili, ma la donna pesa anche molto meno. E addirittura già in età pediatrica gli effetti di un farmaco differiscono per sesso.
Il problema è che il corpo maschile metabolizza i farmaci in modo diverso da quello femminile e si suppone che in alcuni casi il farmaco abbia addirittura un meccanismo d'azione diverso nei due sessi. Le donne prendono in media più farmaci rispetto agli uomini, conclude Franconi, è il 'paradosso donna', che vive più a lungo ma si ammala di più. Quindi è bene che non ci siano disparità di sesso ed età nelle sperimentazioni.

Redazione Tiscali

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